Medicina ayurvedica

Le origini della medicina Ayurvedica

La medicina Ayurvedica è una medicina non convenzionale nata in India intorno al V secolo a.c. L’Ayurveda prende origine dalla tradizione dei Veda, i sacri testi sapienzali dell’India e le prime tracce di un sapere medico organizzato sono rintracciabili in particolare nell’Atharva Veda. 

Nel periodo vedico si pensava che l’origine e la guarigione dalle malattie fossero causate da divinità malevole e benevole, pertanto la medicina si basava soprattutto su rituali mediante i quali era possibile placare e allontanare le divinità.

Nel periodo post-vedico, grazie all’influenza del Buddhismo, si passa da quello che era un sistema medico di tipo magico a quello che è un sistema medico vero e proprio in cui si cerca di spiegare in maniera più logica l’insorgenza delle malattie.

Con gli anni si cominciarono a diffondere, in India e non solo, università e centri medici dove era possibile apprendere l’arte della guarigione naturale su cui si basa la medicina ayurvedica.

Ancora oggi è una pratica molto diffusa in molti paesi, soprattutto orientali, dove viene utilizzata anche più della medicina tradizionale.

 

Cos’è

Lo scopo della medicina ayurvedica è quello di aiutare le persone malate a curarsi e le persone sane a rimanere in salute e prevenire le patologie.

Secondo l’ayurveda il corpo è pervaso dai “dosha” ossia tre energie vitali chiamate pitta, vata e kapha. Queste energie vitali quando sono in equilibrio determinano lo stato di benessere dell’individuo mentre una situazione di squilibrio può essere responsabile della malattia.

      • L’energia vitale chiamata “vata” è costituita a sua volta da altre cinque componenti che hanno localizzazioni corporee diverse: prana (testa), udana (petto), vyana (cuore), apana (pelvi). samana (addome). Lo squilibrio di ognuna di queste componenti è responsabile di disturbi specifici. Ad esempio uno squilibrio del vata apana si manifesta con problematiche di tipo intestinale o urogenitali.
      • L’energia vitale “pitta” è costituita da altre cinque componenti: pachaaka (stomaco), ranjaka (fegato), sadhaka (cuore), alochaka (occhi) e bhrajaka (pelle). Lo squilibrio, ad esempio, del pitta pachaaka può portare a disturbi come la cattiva digestione.
      • Infine l’energia vitale “kapha” si divide in kledaka (stomaco), avalmbaka (torace), bodhaka (lingua), tarpaka (testa), sleshaka (articolazioni). Anche in questo caso lo squilibrio di una di queste componenti può causare disturbi specifici a seconda della localizzazione; ad esempio, lo squilibrio del kapha tarpaka provoca mal di testa, insonnia, nausea.

Il trattamento ayurvedico non cerca di eliminare i sintomi della malattia, ma cerca di capire le cause che hanno determinato lo squilibrio dei dosha. Attraverso l’uso di varie metodiche e rimedi, quindi, la medicina ayurvedica va a riequilibrare i dosha alterati e a rafforzarli al fine di ripristinare lo stato di salute e benessere della persona.

I rimedi previsti dalla medicina ayurvedica sono:

      • Trattamenti estetici con oli, spezie ed erbe medicinali
      • Assunzione di prodotti fitoterapici sotto forma di pillole o tisane
      • Consigli alimentari
      • Stile di vita
      • Esercizio fisico (yoga, massaggio, tecniche di rilassamento e respirazione profonda)
      • Meditazione

La medicina ayurvedica ha una visione molto particolare dell’alimentazione che si basa sul fatto che ogni persona ha una caratteristica fisica diversa quindi non esiste uno stile alimentare adatto a tutti. L’alimentazione deve essere specifica a seconda della costituzione dell’organismo. Secondo l’ayurveda, infatti, gli individui possono avere una costituzione vata, pitta o kapha. A seconda della propria costituzione bisogna tenere lontano quegli alimenti che possono arrecare danno e invece preferire il consumo di alimenti che hanno un effetto benefico per l’organismo. Gli individui con costituzione vata beneficiano degli alimenti con sapore salato, aspro e dolce mentre sono aggravati dal sapore amaro, pungente e astringente. Gli individui con costituzione pitta, invece, beneficiano degli alimenti con sapore amaro, astringente e dolce mentre sono aggravati dal sapore, aspro, pungente e salato. Infine, le persone con costituzione kapha dovrebbero preferire alimenti con sapore pungente, amaro e astringente e tenere lontano gli alimenti con sapore aspro, dolce e salato.

Chiunque, inoltre, a prescindere dalla costituzione fisica, dovrebbe prestare attenzione al “prana” del cibo, ossia l’energia che esso ha. Gli alimenti freschi e coltivati in modo naturale e biologico sono ricchissimi di energia, mentre gli alimenti surgelati, coltivati e conservati con additivi chimici ne sono poveri.

Un’altra pratica molto importante e strettamente collegata all’alimentazione è l’uso di erbe, spezie e piante medicinali sia ad uso topico che sistemico. L’ayurveda conta circa 9000 piante note per le loro capacità di prevenire disturbi o stimolare le naturali difese dell’organismo. Tra le erbe, quelle maggiormente impiegate nella medicina ayurvedica sono la curcuma, il pepe nero, lo zenzero, l’aloe, l’ibisco, la centella.

In generale gli studi scientifici condotti su questa antica medicina Indiana hanno dimostrato che non si hanno effetti terapeutici significativi sulle malattie; sembra però che queste cure e rimedi possano comunque apportare benefici alla salute generale del paziente.

 

Sicurezza ed effetti collaterali

Questo tipo di medicina non convenzionale è, nella maggior parte dei casi, sicura e priva di effetti collaterali.

Ovviamente bisogna rivolgersi solo a personale esperto che conosca la scienza dell’alimentazione, la fitoterapia, l’utilizzo di oli essenziali, altrimenti la conseguenza è lo sviluppo di reazioni avverse o l’interferenza con alcune terapie mediche tradizionali.